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Il ritorno,Suo zahir

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Troppo minuscola la distanza

fra te e Te e la terra fitta

del ventre non conosce  il circo_stante

solo l’ombelico

l'll resto è ordinato buio

nei suoni di altri

più volte c’è da cadere

per incarnarli


Una membrana doppia

tra i nostri occhi vedenti

e lo sguardo altrui, c'inchina

solo l’ll ricordo dentro il becco

quando lo tocchi , disegna

la sua punteggiatura l'aria,

nel suo compiuto carico di attese


Risorsa inaudita e' fare un  passo

dentro la paura

Spostarsi  nel fiume carsico  dei  segni

fare  spazio gravido l’istinto


Migrazione è ogni volta un  parto

di quel suono che fa l'aria quando migra

luce dell'acqua dove cala l'll sole

controcanto l'll ritorno, Suo zahir

la guarigione

un Voto  di conoscenza che ci attende

come stimmate

la sua affettiva corrispondenza

 

 

 Amina Narimi - 05/11/2012 22:54:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Grazie LucViaggiatore sulla notte
nell’essenza colpiscono le tue parole,
nella notte inTAtta come una teca in una sacrestia le custodirò.

 Amina Narimi - 05/11/2012 22:49:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Ciao Cristina,ci si ferma a respirare in radura,irriducibile strumento di felicità è sor_volare visioni d’acqua e animali che finiscono in gola
anche dove l’ombra s’addensa la sera la lama curva del khukuri carezza l’ll bambù a creare fili sottili di corde lucenti ..le condivisioni
Brillano sempre le tue parole come quel sasso che risale legato al suo filo dall’acqua

 Cristina Bizzarri - 05/11/2012 14:29:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Visionaria, "sciamanica", inebriante poesia che vola sul nostro essere creature.
Ciao Amina

 Luc Laudja - 05/11/2012 02:56:00 [ leggi altri commenti di Luc Laudja » ]

Di_stanze segrete è colma
d’amante la mente
pareti color di memoria e
soffitti che piovono sogni

supino su un letto di latte
la notte le tappe di un viaggio
ogni oasi profuma di Te

del circo lungo il cammino
l’otto è il numero primo
sdraiato su un pensiero infinito
disegna di due corpi il destino

si cade ricucendo la vita
elevando ponti d’intenti
si guadano fiumi di tristezza e paura
contando sui sassi l’incertezza dei passi

dell’acrobatica attesa è
cieco l’istinto, figlio di un nome
partorito dal canto, pianto
di zingara di bosco vestita

ogni partenza è un modo d’amare
negli occhi la mappa la terra fedele
il frutto proibito è la sola visione
il succo dei giorni che alimenta la seTe

v’è gioia nella sofferenza del parto
una luce a nominare le rose
della cura la costanza purifica l’acqua
mentre l’aria raccoglie come foglie
cadute, le speranze cullate in candide trine

non mira a guarire
chi con le proprie ferite scrive
del suo viaggio la sola ragione,
il racconto, il ritorno, la conoscenza
che l’arrivo di un nomade
è un’altra partenza.

Del deserto del Rihaz
è Principessa la zingara di Ossasam,
di diamante le sue orme sulla sabbia
canti di sirena le parole tra le dune,
al peregrino cuore fan traccia e
corrispondenza, richiamo inaudito
al Voto, dell’ineffabile fato, l’essenza.


(antico canto propiziatorio di un viaggiatore notturno. origine incer_Tà)

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